“Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”. Pronunciate da Ezio Bosso nel 2019, queste parole ci ricordano la storia di una persona che ha lottato fino all’ultimo secondo per poter continuare a coltivare la sua passione: la musica.
Ezio Bosso è stato un compositore, un pianista, direttore d’orchestra e contrabbassista italiano che all’età di 4 anni era già entrato a far parte del mondo della musica. Il suo affascinante percorso, però, è stato ostacolato da un tumore celebrale, ovvero un tumore nel sistema nervoso centrale che poi gli fu tolto con un intervento chirurgico nel 2011. A causa di quest’ultimo intervento Bosso si ammalò di neuropatia motoria multifocale, una malattia molto rara che gli impediva di fare semplici attività come camminare e muovere le mani. Inizialmente si pensava che si trattasse di SLA (sclerosi laterale amiotrofica), una malattia molto simile che diminuisce le dimensioni dei muscoli.
Il suo stato di salute non gli impedì di continuare a suonare, anzi, fu ancora più motivato nel farlo e mantenne viva la sua musica per molto tempo cercando di non fermarsi. Con l'aggravamento della sua malattia nel 2019, l’anno prima della sua morte avvenuta il 14 maggio 2020, disse: “Se le dita non rispondono, non possono più suonare. E suonare per me è tutto”.
La sua vita è un messaggio per la nostra società piena di persone che si nascondono dietro difficoltà che le porta a non avere la capacità di impegnarsi. Essere disabile per lui equivaleva a non poter essere abile nel fare qualcosa, ma la sua disabilità non ha spento mai la forza di volontà. A cinque anni dalla sua morte non dimentichiamo la storia di un pianista che cercava di guarire una malattia con la sua passione e che è riuscito ad avere successo nonostante le sue gravi debolezze.