Di Pasquale Pio Carrafiello, Maria Donadio, Agostino Giannattasio e Manuela Masucci.
Tanto tempo fa Odisseo, eroe e uomo ricco di astuzie, scese nell’Ade, luogo dove giacevano i morti, per incontrare Tiresia, il famoso e celebre indovino non-vedente. Tuttavia, non incontrò solamente l’indovino tebano, ma anche la madre, defunta prima del suo ritorno ad Itaca, sua terra di origine.
“Figlio mio, come sei sceso nell’oltretomba scura da vivo? È arduo per i vivi vedere questo”.
Ha pregato Anticlea, madre di Odisseo il quale gli ha narrato della sua situazione, parlandole di lui, di un uomo che fremeva dal ritrovare la propria famiglia al suo ritorno ad Itaca, dopo una guerra che aveva lacerato molte anime e distrutto fin troppe vite, la guerra di Troia. Poi Odisseo, inaspettatamente, è scoppiato in lacrime. Infatti, l’eroe si è lasciato andare parlando del suo rammarico nel vedere la madre con l’anima confinata nell’Ade, per di più, morta da sé, nella speranza di rincontrare il figlio nell’oltretomba.
“Non mi ha ucciso l’infallibile arciera, con le sue frecce miti, né una malattia sopraggiunta che toglie l’anima dalle membra con sfinimento odioso - ha rassicurato Anticlea- ma il desiderio di te, splendido Odisseo, e della tua mite saggezza, questo mi ha tolto la dolcissima vita”.
L'eroe ha poi tentato di afferrare tre volte l'anima della madre defunta, che però è svanita sempre sotto il tocco delle sue mani. Ciò lo ha rattristato maggiormente e lo ha spinto a interrogare la madre, però, è l'impossibilità di vivere sentire davvero -fisicamente- la sua vicinanza:
“Madre mia, perché non mi aspetti quando desidero afferrarti, perché anche nell' Ade possiamo abbracciarci, ed entrambi godere l'angoscia del pianto?”
Ha pregato, per poi aggiungere: "O illustre Persefone mi hai mandato un fantasma, perché ancora di più io pianga e mi addolori?"
Anticlea, però, essendo morta, non aveva un corpo che poteva avvicinare a quello del figlio. Di seguito ha spiegato all'eroe di Itaca come non era stata la sposa di Ade ad ingannare il saggio Odisseo, bensì era un altro il colpevole di tale sventura:
"Ahimè, figlio mio, infelicissimo fra tutti gli uomini, no, non t'iganna Persefone figlia di Zeus, ma è questa la legge dei mortali, quando si è morti: i tendini non reggono più le ossa né i muscoli, ma li distrugge la furia del fuoco ardente, una volta che il respiro abbia lasciato le bianche ossa e l'anima se ne vola via come un sogno".
Parole che hanno permesso di percepire come questi personaggi abbiano accettato il loro destino facendo crescere nel cuore l'angoscia. Inoltre, hanno consentito agli studenti di approfondire aspetti che, senza l'aiuto di Odisseo, non avrebbero compreso.