Nel 1994 si parlò dell’agghiacciante storia di Rossella Casini, quando, dopo 13 anni dalla scomparsa della ragazza, il quotidiano fiorentino “La Nazione” riportò che il pentito palermitano Vincenzo Lo Vecchio aveva rivelato agli inquirenti che Rossella Casini era stata uccisa per aver convinto Francesco Frisina, un ragazzo che aveva legami con la 'Ndrangheta, a collaborare con la giustizia. Lo Vecchio diede l’ordine di fare a pezzi la “straniera” perché estranea all’ambiente calabrese e alla cultura mafiosa. La ragazza venne rapita, stuprata, fatta a pezzi e i resti del suo corpo furono gettati a mare.
Rossella era una studentessa della Facoltà di Magistero. Nel 1977 conobbe Francesco Frisina, un ragazzo calabrese, studente della facoltà di economia all’Università di Siena, che si era trasferito nella palazzina in cui alloggiava Rossella. I due iniziarono una relazione. Il 9 dicembre 1979 Francesco fu ferito alla testa durante una spedizione punitiva contro Francesco Condello, membro della 'ndrina rivale.
Rossella, che in quel momento stava tornando a Firenze, si recò a Palmi e fece trasferire il fidanzato nell’ospedale Careggio a Firenze, poi, con l’aiuto di un agente di polizia, convinse Francesco a passare dalla parte della giustizia e a raccontare tutto ciò che sapeva su quanto stava succedendo a Palmi. Il 14 febbraio 1980, Rossella rilasciò dichiarazioni su quanto aveva visto durante i suoi soggiorni a Palmi.
La famiglia di Francesco lo convinse ad andare a Torino e a ritirare tutte le accuse, però Rossella non si arrese e continuò a cercare di convincere il giovane ad abbandonare il mondo della ‘Ndrangheta.
Il 22 febbraio 1981 Rossella scomparve a Palmi, alla giovane età di 24 anni. Il suo corpo non fu mai trovato. La madre Clara morì a causa dello straziante dolore e il padre Loredano, rimasto vedovo, continuò a cercare di ottenere giustizia.