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Io sono ancora qui, la storia vera di Eunice Facciolla Paiva

11-03-2025 23:00

Adriana Vannata

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Io sono ancora qui, la storia vera di Eunice Facciolla Paiva

Dal 30 gennaio nelle sale cinematografiche italiane il film di Walter Salles tratto dall’omonimo libro, ispirato alla storia vera di Eunice Facciolla Pavia.

Il film brasiliano “Io sono ancora qui” di Walter Salles è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Venezia 2024 vincendo il premio per la migliore sceneggiatura. Oggi è candidato a tre Premi Oscar (Miglior film, Miglior film internazionale, Miglior attrice protagonista), è tra i cinque migliori film stranieri 2024 per il National Board of Review, l'associazione dei critici Usa, ed è candidato anche ai BAFTA inglesi e ai Goya spagnoli. E’ tratto dall’omonimo libro, la cui traduzione in italiano è avvenuta quasi in contemporanea all’uscita del film, lo scorso 30 gennaio.

Io sono ancora qui  è la storia vera di Eunice Facciolla Paiva (1929-2018). Brasiliana, moglie dell'ingegnere ed ex deputato liberale Rubens Paiva, madre di cinque figli. La loro vita agiata,  piena di socialità e cultura, con la numerosa prole a cui badare, viene interrotta bruscamente quando nel 1971 l’esercito del Regime dei Gorillas preleva Rubens da casa. Pochi giorni dopo, anche Eunice viene arrestata, assieme a una delle figlie. Liberata, torna a casa, così come sua figlia. Vuole tenere unita la famiglia, proteggere la normalità e la vita dei figli, cercare di scoprire cosa è successo al marito. Rubens, infatti, non è mai più tornato diventando uno dei cosiddetti “desaparecidos”

Uno dei tanti prigionieri politici che furono arrestati, torturati e fatti sparire senza lasciare traccia durante quegli anni. I conti bancari, intestati al marito, sono bloccati. Eunice non potendo accedere a risorse economiche, perché donna ufficialmente non vedova di un marito ufficialmente non morto, lascia Rio e torna a San Paolo con figli. Si iscrive alla facoltà di giurisprudenza e studia con ostinazione.  Diventa avvocato e attivista dei diritti degli indios amazonici, famosissima in Brasile e chiamata anche all'ONU. Solo nel 1994, quarant’anni dopo,  vince la battaglia per avere il certificato di morte del marito, ma non si conoscerà mai il destino del suo corpo. Si ammala di Alzheimer e perde sempre più il contatto con la realtà. Ed è a questo punto che suo figlio, Marcelo Rubens Paiva, costretto su una sedia a rotelle perché vittima di un incidente stradale, decide di scrivere il libro. La perdita di memoria della madre non deve diventare anche la perdita di memoria della dittatura.

Walter Salles, amico di famiglia, ricostruisce in modo fedele e affettuoso  quella casa che lo ho visto ospite tante volte. L’attenzione non è tanto sulla storia in sé, ma sui Paiva, la famiglia e l'amore per la giustizia. E il centro di tutto è Eunice, interpretata da Fernanda Torres. Quella donna capace di salvare la famiglia, di costruirsi come professionista, di diventare personaggio pubblico, di restare per i figli che crescono e per la memoria di Rubens. Quella donna che non cede, non urla, ma piuttosto sorride. Il film si apre con i ragazzini che tornano dalla spiaggia e sulle loro teste volano elicotteri invece dei gabbiani e si chiude con lo sguardo finale di lei che per un istante si distacca dall'Alzheimer quando in tv compare Rubens tra i “desaparecidos”. E’ quello l’istante in cui comprende che la memoria del marito non è andata perduta, ma è parte della memoria di ogni brasiliano.

LICEO STATALE FRANCESCO DE SANCTIS

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