Il giorno 10 febbraio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la cerimonia al Quirinale in memoria delle vittime delle foibe, ha sottolineato la necessità di non dimenticare, di rinnovare il ricordo di questa tragedia e di onorarne le vittime. Mattarella, dopo aver ricordato il dramma della prima e della seconda guerra mondiale, reso ancora più tragico dai totalitarismi e dai sentimenti razzisti contro le minoranze, si è soffermato sulla tragedia delle foibe.
Dopo l’oppressione fascista e la drammatica occupazione nazista, con la disfatta tedesca del 1945, l’esercito comunista del maresciallo jugoslavo Josip Broz Tito occupò Venezia Giulia e Istria, commettendo persecuzioni e soprusi nei confronti degli italiani residenti in quei luoghi, considerati nemici. La violenza del regime si abbatté sui militari, sui fascisti e, soprattutto, sulla popolazione civile contraria all’annessione alla Jugoslavia e alla dittatura comunista. Vi fu una vera e propria “pulizia etnica”: gli italiani furono affamati e vessati in campi di prigionia e tra i 6000 e 9000 nostri connazionali furono gettati nelle foibe senza processo. Gli abitanti di Istria, Dalmazia, Fiume vennero messi di fronte al “drammatico dilemma”: assimilarsi o andare via, perdendo beni, casa, lavoro, le terre in cui erano nati. In trecentomila scelsero di abbandonare tutto.
Il Presidente ha sottolineato come la loro tragedia fu sottovalutata e perfino disconosciuta. Il Giorno del Ricordo è importante per dare riconoscimento alle vittime evitando strumentalizzazioni e provocazioni. E', infatti, fondamentale trarre dagli errori del passato la spinta per un cammino comune, come le nuove generazioni hanno compreso, trasformando le differenze in opportunità ed attuando lo spirito dell’Unione Europea.