Oggi, 15 aprile 2025, la guerra che sta travolgendo il Sudan giorno dopo giorno compie due anni. Ebbe inizio esattamente due anni fa, dopo mesi di grande tensione, il conflitto armato tra le Forze Armate Sudanesi (SAF), esercito regolare guidato dal generale Burhan, e le Forze di Supporto Rapido (RSF), gruppo paramilitare guidato da Hamdan Degalo. A monte di questo conflitto ci sono delle forti pressioni tra le due forze legate a possibili riforme e una divisione di potere, in un contesto di forte instabilità politica.
Da subito questo conflitto ha colpito violentemente i civili con un numero di vittime perennemente in aumento: solo al secondo giorno si contarono fra la popolazione civile almeno 59 morti e 500 feriti, anche tre impiegati del Programma alimentare mondiale situati nella città di Kabkabiya furono uccisi. La fornitura di elettricità venne interrotta in gran parte del Paese e, dopo 24 ore di tregua, ben 12,6 milioni di persone si sono trovate costrette ad evacuare. Attualmente ben 30 milioni di sudanesi necessitano urgentemente di un'assistenza umanitaria; la situazione con il trascorrere dei mesi si è ulteriormente aggravata a causa di epidemie e malattie infettive che stanno portando migliaia di cittadini alla morte.
Le parole spese per questa tragedia sono ricche di dolore e sofferenza: la direttrice delle operazioni dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affetti umanitari descrive la situazione come “uno dei peggiori disastri umanitari a memoria d’uomo”. Christopher Lockyear, segretario generale internazionale di Medici Senza Frontiere, al Consiglio di Sicurezza ONU ha dichiarato che questa guerra è soprattutto “contro le persone”. Sono queste parole molto forti che fanno riflettere per l’ennesima volta sulle atrocità di conflitti del genere che vanno sempre a ricadere contro i civili i quali non hanno niente a che vedere con certe situazioni.
Ad oggi, dopo che si è entrati ormai nel terzo anno di guerra, le speranze di un cessate il fuoco sono poche e fragili e, anche se tutto questo finisse in tempi brevi, le vite distrutte di milioni di cittadini non potranno mai essere recuperate. Meraviglia la quantità enorme di persone che ignora la drammatica situazione sudanese, eppure si tratta della più grande crisi umanitaria mondiale. Forse fino a quando i problemi non busseranno alla nostra porta, non ci renderemo mai conto della loro gravità.