Napoli, città dalle mille anime e custode di tradizioni millenarie, si stringe nel dolore per la scomparsa di Roberto De Simone, un intellettuale poliedrico che, all'età di 91 anni, ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama artistico. La sua scomparsa, avvenuta nella sua amata casa-rifugio di Via Foria, segna la fine di un'era per la musica, il teatro e l'antropologia del nostro Paese.
La notizia della sua morte, sopraggiunta nella serata della domenica del 6 aprile 2025, ha scosso profondamente il mondo della cultura. Immediato è stato il dispiacere delle istituzioni e delle figure di spicco del panorama artistico. Presso il prestigioso Teatro San Carlo, dove è stata allestita la camera ardente, l'assessore alle attività produttive del Comune di Napoli, Teresa Armato, ha espresso il sentimento di una città intera: “Chiediamo a tante napoletane e a tanti napoletani di rendere omaggio a questa straordinaria figura di artista che Napoli non dimenticherà. De Simone è stato un grandissimo napoletano, è stato un regista, un artista, un musicista che ha formato tante generazioni di musicisti, di registi, di artisti. Troveremo il modo di non far disperdere il suo ricordo e di tramandare alle nuove generazioni il patrimonio culturale incommensurabile che ci lascia”.
Anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha voluto rendere omaggio alla memoria di De Simone, definendolo “Una figura straordinaria, sicuramente emblema della cultura musicale italiana. Alcune produzioni hanno segnato la storia della musica nel nostro paese”. De Luca ha, inoltre, auspicato una maggiore valorizzazione dell'opera del maestro, sottolineando: “Non credo che abbia avuto la valorizzazione piena che probabilmente meritava. Come studioso oltre che come grande artista, creatore di musica, oltre che scopritore, valorizzatore di una grande tradizione musicale”. Un segno tangibile di questo riconoscimento potrebbe concretizzarsi con l'intitolazione di una sala del Conservatorio San Pietro a Majella, dove De Simone si diplomò, al suo illustre nome.
Nato a Napoli nel 1933, Roberto De Simone era un musicista a tutto tondo, autore teatrale capace di trascendere i confini del palcoscenico, uomo di spettacolo lontano da ogni forma di spettacolarizzazione effimera: ha rappresentato un unicum nel panorama culturale italiano. La sua formazione musicale, iniziata all'età di sei anni con lo studio del pianoforte e proseguita al Conservatorio di San Pietro a Majella, lo ha portato a infrangere i confini tra generi e stili, spaziando da Mozart a Beethoven fino ai linguaggi universali della tradizione popolare napoletana, una cultura stratificata e inconfondibile, un vero e proprio ponte tra il tempo e la ragione. Ha lasciato, inoltre, un'impronta indelebile nella storia culturale italiana. La sua opera più celebre, La gatta Cenerentola, presentata nel 1976 al Festival dei Due Mondi di Spoleto, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nel teatro musicale italiano. Un “melodramma nuovo e antico nello stesso tempo”, come lo definì lo stesso autore, che mescolava villanelle, moresche, tammurriate e musica colta in un napoletano senza tempo, conquistando il pubblico e diventando un vero e proprio cult. L'eredità di De Simone va ben oltre questo capolavoro. Insieme a Eugenio Bennato, nel 1967, fondò la Nuova Compagnia di Canto Popolare (NCCP), un progetto rivoluzionario che unì la musica alta e quella popolare, facendo riscoprire e reinterpretare il ricco patrimonio musicale del Sud Italia. Proprio con la NCCP, De Simone trasformò un brano del folklore napoletano del secondo dopoguerra, Tammurriata nera, in una hit da classifica, dimostrando la vitalità e l'universalità della musica popolare.
Nonostante il suo immenso contributo alla cultura, però, Napoli non sempre ha compreso e apprezzato appieno la grandezza dell’artista. Uno dei suoi più grandi desideri, la sistemazione dei suoi archivi e delle collezioni dedicate alla cultura popolare, non si è mai concretizzato. Uomo di grande integrità intellettuale, non si è mai tirato indietro nelle polemiche, come quelle feroci sulla ristrutturazione del Teatro San Carlo. Negli ultimi anni si era ritirato nella cerchia degli affetti più cari, pur continuando a lavorare e creare, come testimonia la sua recente pubblicazione dedicata a Giovanna d'Arco.
Con la scomparsa di Roberto De Simone, Napoli perde non solo un artista di straordinaria caratura, ma anche un intellettuale europeo che ha saputo elevare la cultura popolare a dignità accademica, unendo la profondità dello studio antropologico alla potenza espressiva della musica e del teatro. La sua eredità, tuttavia, rimane viva nelle sue opere, nelle sue ricerche e nell'esempio di un uomo che ha dedicato la sua vita alla scoperta, alla valorizzazione e alla rielaborazione delle radici culturali del suo popolo, lasciando un segno indelebile nelle generazioni future. Il suo genio continuerà a risuonare, vibrante e autentico, come l'eco lontana di una tammurriata che si perde nel tempo.